Molti studi osservazionali hanno suggerito che l'NHF (terapia ad alto flusso nasale) è in grado di prevenire l'intubazione. Le impressioni maturate in ambito clinico sono state dimostrate in modo inequivocabile in un vasto studio randomizzato (
Occorre sottolineare che i dati sono meno definitivi per quanto riguarda i pazienti con disturbi oncologici o ematologici.
Se interpretiamo la domanda come "È ragionevole iniziare l'NHF ed eventualmente passare alla ventilazione invasiva in un paziente oltre i 65 anni?", la risposta è sì; tuttavia, è necessario informare i pazienti e la famiglia del fatto che la prognosi è molto meno favorevole rispetto a quella attesa in pazienti più giovani. A mio parere, il problema è che l'intubazione deve essere valutata in base al singolo caso oltre i 70-75, a seconda della presenza di comorbilità e della forma fisica del paziente prima che si ammalasse di COVID.
Sì, per almeno due motivi. In primo luogo, sebbene a livello di coorte esista un legame tra l'entità del coinvolgimento polmonare e l'esito, su base individuale in alcuni casi abbiamo osservato un recupero estremamente rapido nonostante una valutazione radiologica iniziale sfavorevole. In secondo luogo, anche il fenotipo radiologico riveste una sua importanza (abbiamo avuto l'impressione che la presenza di lesioni a vetro smerigliato molto diffuse fosse meno "negativa" rispetto a un consolidamento visibile). Infine, nonostante il paziente sia ad alto rischio di intubazione, è comunque possibile iniziare l'NHF, che contribuirà a preossigenare il paziente e fungerà da ossigenazione apneica durante la laringoscopia.
Personalmente non ho ancora sperimentato flussi da 100 l/min. Il mio ragionamento è che, dal momento che si ha una correlazione lineare tra il flusso ed entrambe le variabili di pressione positiva e washout dello spazio morto, si può pensare che gli effetti positivi dell'NHF siano più rilevanti a 100 l/min rispetto a quelli che otteniamo a 60 l/min. Ovviamente, il problema della tollerabilità qui è centrale. Ci servono più dati sulla tollerabilità di questi flussi molto alti.
Questa è una domanda molto ampia e a questo problema sono stati dedicati interi convegni finalizzati a raggiungere un consenso scientifico. Occorre tenere presenti diversi dati di fatto: 1) non esiste un test o un gruppo di parametri affidabile al 100% nel prevedere l'estubazione sicura; 2) circa il 10%-20% dei pazienti sarà reintubato; 3) un'estubazione non pianificata non porta sistematicamente alla reintubazione (questo avviene solo in circa il 40% dei casi). Questo significa che, in qualità di medici, non dobbiamo montarci la testa pensando di poter prevedere l'esito dell'estubazione. È bene eseguire sempre un tentativo di respiro spontaneo con supporto di pressione minimo o una prova con raccordo a T. Quando si iniziano questi tentativi? Alla risoluzione parziale o completa della causa che ha determinato l'intubazione. Stabilità emodinamica senza vasopressori, FiO2 %lt; 40%, PEEP < 5, compromissione neuro-cognitiva ridotta o assente, riflesso della tosse adeguato, debolezza muscolare ridotta o assente.
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